Parlamento dei Corpi idrici:
verso una nuova Carta dei diritti

Sala Dogana di Palazzo Ducale
Piazza Giacomo Matteotti, 9 – Genova
Venerdì 5 novembre 2021, dalle 15 alle 18

Nell’ambito di Progetto G20

Sala Consiliare del Municipio IV
Piazza dell’Olmo, 3 – Genova Molassana
Sabato 6 novembre 2021, dalle 15 alle 18

Nell’ambito del convegno
La Val Bisagno dieci anni dopo l’alluvione del 4/11

Un seminario che prende avvio dal percorso del progetto Corpi idrici, sviluppato a Genova nel corso del 2021, percorrendone le strade fluviali. Un gruppo eterogeneo di artistə, musicistə e ricercatorə ha condotto tra gennaio e giugno 2021 un’indagine sulla conformazione territoriale genovese, attraversata da un sistema idrico complesso e costretto spesso dai piani urbanistici a una dimensione sotterranea. Il laboratorio sarà mediato dal collettivo Corpi idrici e condotto dalla regista teatrale Alessandra Vannucci attraverso tre ore di confronto in un ideale Parlamento dei Corpi idrici, invitando associazioni di cittadinanza attiva, attivistə, ambientalistə, studentə e chi vorrà partecipare a discutere e implementare la Carta dei diritti che sarà proiettata come elemento installativo. La discussione partecipata prende le mosse dal Teatro dell’oppresso di Augusto Boal e vedrà il coinvolgimento dei partecipanti in un percorso di sensibilizzazione sui corpi idrici genovesi anche nello spettacolo previsto al Teatro della Corte il 13 novembre seguente.

Statement

La nostra realtà di abitanti di città antropomorfizzate è marcata da procedimenti di acculturazione che spesso si confondono con predazione. Tutto ciò che sta fuori e alla portata dell’uso umano è oggettificato in merce e, come tale, consumato fino all’esaustione. A tale prospettiva di pianeta-risorsa, possiamo alternare una prospettiva di pianeta-casa. Casa condivisa dai corpi umani con altri corpi che, ciascuno a suo modo, stanno e “vivono” nella parte che a ciascuno spetta della casa comune: animali, fiori, foreste, fiumi, oceani, montagne. Se ad essi diamo nome è perché, in questa prospettiva, vengono considerati soggetti e non ridotti ad oggetti dei nostri bisogni e desideri. Invece, l’idea che il fiume, la foresta siano nient’altro che risorse, a nostra disposizione, spoglia quei corpi di soggettività e di diritti.
Il progetto artistico Corpi idrici intende non rimandare più la prospettiva del pianeta come casa comune e intende contribuire a modificare la percezione umana delle altre forme di stare e vivere nello spazio, città, mondo condiviso. Intende ri-immaginare la macchina-mondo dal punto di vista ecologico; e ripensare le politiche pubbliche dal punto di vista cosmico – giacché se tutti i corpi viventi sono “idrici” ovvero dipendono dalle acque; così a maggior ragione lo è il nostro pianeta che, visto dal cosmo, è blu. Intendiamo soggettivare i corpi idrici e far emergere eventuali diritti, tutelabili con strumenti para-legali. Lo faremo installando un Parlamento dei Corpi idrici in cui, rappresentando giuridicamente e teatralmente tutti i corpi (non solo umani) che stanno e vivono nello stesso territorio, indagheremo i modi della convivenza e di preservazione della vita (ancora per qualche secolo) sulla Terra intesa come casa comune. Il Parlamento dei Corpi idrici si porrà la seguente domanda: quale futuro per i fiumi nelle nostre città? Quale futuro per noi sul pianeta blu?
Pensiamo, in particolare, a Genova. La mappa della nostra città rivela un sistema linfatico talmente fitto da farla apparire una città fluviale, oltreché portuale. Viverla al meglio richiede altri manuali di uso e di “navigazione” da parte di cittadine e cittadini, che tengano in conto i corpi idrici (torrenti, rii, sorgenti, in gran parte sbarrati da dighe, deviati, canalizzati e tombati) non solo come minacciosi agenti di inondazioni e alluvioni ma, prima di tuto, come portatori di bisogni e diritti, che devono essere tutelati. Pensiamo, dice Bertolt Brecht, che dinanzi a tali catastrofi stiamo tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono. Tale tutela suggerisce una delicata ortopedia delle acque che può darsi attraverso l’ascolto e il tatto, l’affetto, l’arte, la creazione di comunità. Come fluire nel fiume e lasciarlo fluire?